Class action contro Autostrade: respinto l'appello di Altroconsumo

La Corte d'Appello respinge il ricorso che Altroconsumo ha presentato contro la decisione del Tribunale che aveva ritenuto inammissibile l'azione di classe contro Autostrade. Prendiamo atto, ma continueremo a vigilare.

La Corte D’Appello di Roma ha respinto il ricorso presentato da Altroconsumo nelle scorse settimane. Avevamo deciso di ricorrere in appello contro la precedente decisione del Tribunale di Roma che aveva dichiarato inammissibile la class action contro Autostrade per l'Italia S.p.A. (ASPI), da noi promossa per compensare gli automobilisti dei disagi subiti fino al 2018.

Abbiamo appreso questa decisione con grande rammarico, perché restiamo fortemente convinti della fondatezza della nostra azione e dei motivi che ci hanno portato a intraprenderla. Infatti, sono moltissimi i cittadini che, negli ultimi anni, hanno vissuto sulla loro pelle i disagi provocati da Autostrade per l'Italia a causa della mancata verifica dello stato di manutenzione della rete autostradale e dell’inadeguata programmazione ed esecuzione delle attività di manutenzione necessarie.

Prendiamo atto della decisione della Corte d’Appello, ma ci assumiamo anche l'impegno di continuare a vigilare affinché gli interessi degli automobilisti siano sempre ben tutelati, convinti che una buona rete autostradale sia fondamentale per lo sviluppo e la competitività del Paese. Un impegno nei confronti delle decine di migliaia di cittadini che avevano partecipato alla nostra iniziativa.

La vicenda in breve

Come in tutte le altre indagini svolte negli anni passati, anche nella nostra ultima inchiesta sul campo è emerso che a oggi, lungo la rete autostradale, c'è un cantiere aperto ogni 12 km (e nella precedente inchiesta di due anni fa ce n'era già uno ogni 18 km). Dal 2018, infatti, Autostrade ha disseminato di cantieri e lavori la rete autostradale nel tentativo di recuperare i mancati investimenti nelle infrastrutture dei 9 anni precedenti.

Autostrade dal 2009 al 2018 ha ridotto gli investimenti nelle infrastrutture e ha risparmiato sulla manutenzione obbligatoria, aumentando però contestualmente i pedaggi del 28% (dati ISTAT e ministero Infrastrutture e Trasporti riportati nel grafico). Dopo il 2018, per rimediare alle gravi inadempienze circa gli obblighi di manutenzione, Autostrade ha iniziato a riempire la rete autostradale di cantieri.

Un comportamento finito sotto i riflettori anche di Antitrust, che ha sanzionato Autostrade con 5 milioni di euro nel marzo del 2021 (e successivamente per inadempienza nel maggio del 2022) per non aver abbassato i pedaggi su alcune tratte autostradali rese critiche dai numerosi interventi straordinari degli ultimi anni. Interventi tardivi e mal gestiti, che hanno creato innumerevoli disservizi agli automobilisti e messo, in qualche caso, a rischio anche la loro sicurezza. 

Investimenti Autostrade

Per queste ragioni, nel 2021 Altroconsumo aveva deciso di lanciare la class action nei confronti di Autostrade.

Vedi domande frequenti

Le tappe dell'azione Autostrade

Inizio 21 giugno 2021

Raccolta pre-adesioni

Deposito della class action presso il Tribunale di Roma

Costituzione delle Parti

Rinvio della prima udienza (16 febbraio 2023)

La prima udienza si è tenuta l'11 settembre 2023

Il Giudice dichiara inammissibile la class action

Altroconsumo impugna il provvedimento davanti alla Corte d'Appello

La Corte d’Appello ha respinto il ricorso di Altroconsumo

Domande frequenti

Tutto quello che devi sapere sulla class action Autostrade

Perché una class action contro Autostrade (ASPI)?

Contro ASPI abbiamo deciso di promuovere una azione di classe ex art. 140-bis cod. cons perché negli ultimi anni la società non ha eseguito la manutenzione che era obbligata a fare sulla rete autostradale nazionale, determinando una riduzione della qualità del servizio reso e una serie di disagi per i consumatori. Anche gli interventi degli ultimi 2 anni, con l’apertura di numerosi cantieri, hanno creato numerosi disservizi agli automobilisti, mettendone a rischio, in qualche caso, persino la sicurezza. Al tempo stesso, abbiamo assisitito a un aumento costante del costo dei pedaggi autostradali.

Quale somma otterrò a titolo di risarcimento?

Con questa azione, chiediamo al Giudice di riconoscere il rimborso del 25% dei pedaggi pagati per usufruire del servizio autostradale nel corso degli ultimi 10 anni. Stimiamo un risarcimento medio di €220 euro per famiglia italiana, calcolato sulla base della spesa annuale sostenuta per pagare i pedaggi lungo la tratta autostradale (fonte ISTAT). Ti ricordiamo, in ogni caso, che questo risarcimento è condizionato dall’accoglimento delle nostre richieste da parte del Giudice che potrebbe quantificare il danno in misura diversa, anche inferiore.

A chi ci rivolgiamo?

A tutti i consumatori che hanno pagato pedaggi per usufruire del servizio autostradale nel corso degli ultimi 10 anni. Sono esclusi, poichè non rientranti nella definizione di consumatore, gli utilizzatori di auto aziendali e/o di telepass business.

Che documenti servono?

Nel corso del procedimento, sarà il Giudice a stabilire con ordinanza la documentazione necessaria e le modalità di adesioni. Ti consigliamo, in ogni caso, fin da ora di conservare l’estratto conto del Telepass; l’estratto conto della carta di pagamento eventualmente utilizzata; la ricevuta di pagamento in caso di pagamento in contanti. 

Quando conosceremo l’esito dell’azione?

Purtroppo non è possibile prevedere la durata di azioni legali di questo tipo. Sarà nostra cura inviarti tempestivamente ogni aggiornamento via e-mail all’indirizzo che ci hai fornito al momento dell'iscrizione.

Come verranno comunicati gli aggiornamenti sull’azione di classe?

Gli aggiornamenti sull’azione verranno inviati via email all’indirizzo fornito al momento dell’iscrizione all’azione.

Che cos'è la class action prevista nel Codice del consumo?

Perché iscriversi a una class action?

L'azione collettiva risarcitoria di cui all'art.140 bis del Codice del Consumo rappresenta uno degli strumenti di tutela dei diritti e degli interessi dei consumatori più efficaci tra quelli, sin qui, adottati nelle discipline consumeristiche. Le oltre 200.000 preadesioni alle class action promosse sinora da Altroconsumo in vari settori di consumo stanno a dimostrare la potenzialità dello strumento che permette con una sola azione di tutelare un numero elevato di consumatori colpiti da un comportamento lesivo di una impresa. In tal senso la class action permette a intere classi di consumatori, anche di centinaia di migliaia di soggetti, i cui diritti o interessi siano stati violati di poter fare massa critica, ove invece azioni giudiziarie individuali risulterebbero poco economiche e inefficienti.

L'azione di classe, peraltro, costituisce indirettamente anche un prezioso strumento competitivo perché stimola imprese e mercato a operare attraverso pratiche commerciali corrette e legittime al fine di evitare le importanti ripercussioni economiche connesse a eventuali condanne al risarcimento dei danni prodotti a intere classi di consumatori.

Chi può agire?

Ciascun consumatore componente di una classe, anche mediante associazioni cui dà mandato o comitati cui partecipa, può agire per l'accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni. Le azioni di classe avviate sinora nel nostro Paese sono state promosse da associazioni di consumatori e buona parte di esse da Altroconsumo.

Per quali violazioni si può agire?

La class action tutela: 

  • i diritti contrattuali di una pluralità di consumatori e utenti che versano nei confronti di una stessa impresa in situazione omogenea, inclusi i diritti relativi a contratti stipulati ai sensi degli articoli 1341 e 1342 del codice civile; 
  • i diritti omogenei spettanti ai consumatori finali di un determinato prodotto o servizio nei confronti del relativo produttore, anche a prescindere da un diretto rapporto contrattuale;
  • i diritti omogenei al ristoro del pregiudizio derivante agli stessi consumatori e utenti da pratiche commerciali scorrette o da comportamenti anticoncorrenziali.

 

b) i diritti omogenei spettanti ai consumatori finali di un determinato prodotto o servizio nei confronti del relativo produttore, anche a prescindere da un diretto rapporto contrattuale; c) i diritti omogenei al ristoro del pregiudizio derivante agli stessi consumatori e utenti da pratiche commerciali scorrette o da comportamenti anticoncorrenziali.

Come funziona?

I consumatori e utenti che intendono avvalersi della tutela consentita dall'azione di classe promossa da una associazione di consumatori o altri soggetti, possono aderire, senza ministero di difensore anche tramite posta elettronica certificata e fax. L'adesione comporta rinuncia a ogni azione restitutoria o risarcitoria individuale fondata sul medesimo titolo. L'atto di adesione, contenente, oltre all'elezione di domicilio, l'indicazione degli elementi costitutivi del diritto fatto valere con la relativa documentazione probatoria, può essere depositata in cancelleria, anche tramite l'attore.

Come avviene la pronuncia sull'ammissibilità della domanda?

Al termine della prima udienza il Tribunale decide con ordinanza se ammettere o meno la domanda. Il giudice può sospendere il giudizio quando sui fatti che riguardano l'azione è in corso un'istruttoria davanti a un'autorità indipendente oppure un giudizio davanti al TAR. L'ordinanza che decide sulla ammissibilità è reclamabile davanti alla Corte d'Appello entro 30 giorni dalla comunicazione. Sul reclamo la Corte d'Appello decide con ordinanza non oltre 40 giorni dal deposito del ricorso.

Cosa succede se la domanda è dichiarata ammissibile?

Con l'ordinanza che ammette l'azione il Tribunale fissa termini e modalità della pubblicità per l'adesione degli appartenenti alla classe; specifica i criteri in base ai quali i soggetti che chiedono di aderire sono inclusi o esclusi dalla classe e fissa un termine, non superiore a 120 giorni dalla scadenza di quello per l'esecuzione della pubblicità, entro il quale gli atti di adesione sono depositati in cancelleria.

E se invece la domanda è dichiarata inammissibile?

La domanda è dichiarata inammissibile quando è manifestamente infondata, quando sussiste un conflitto di interessi oppure quando per il giudice non c'è omogeneità dei diritti individuali tutelabili, infine quando il proponente non appare in grado di curare adeguatamente l'interesse della classe. Con l'ordinanza di inammissibilità, il giudice regola le spese e ordina la pubblicità a cura e spese del soccombente.

Cosa avviene se, nella fase di merito, la domanda viene accolta?

Il Tribunale pronuncia una sentenza di condanna con cui liquida le somme dovute a tutti quelli che hanno aderito all'azione oppure fissa il criterio di calcolo per la liquidazione di queste somme.